Le attività culturali che accompagnano la produzione e promozione del vino si aprono ad interpretazioni di innovazione
e qualità legate al fare
a cura di Paola Mulas
Alfredo Pirri a Casa Santoleri, Guardiagrele (CH), 2011, photo Massimo Camplone
Nell’ambito della relazione tra territorio e impresa, la ricerca di quanto possa costituire elemento innovativo nella direzione di uno sviluppo sostenibile comprende oramai le iniziative che a vario titolo vengono definite culturali. Limitatamente all’ambito enogastronomico, il crescente interesse per la qualità del prodotto, per l’azienda, il territorio e i know-how coinvolti ha portato negli ultimi anni alla proliferazione di percorsi conoscitivi o interventi di valorizzazione e il comparto vitivinicolo, in particolare, ha espresso quella che oggi potremmo definire a pieno titolo una tendenza: con la progettazione o la sponsorizzazione di eventi e opere legati alla cultura (materiale e “alta” insieme), ha definito un modello di azienda che accosta all’attenzione per il prodotto quella per il territorio, in cui vengono immessi interventi artistici, architettonici o eventi legati alla musica, alla danza, al teatro che, prodotti e sostenuti dall’azienda, divengono pubblicamente fruibili in occasione di visite ed eventi che sono anche occasioni promozionali.
Tuttavia, la materia offre molteplici spunti che vanno in direzioni diverse da quelle del puro mecenatismo o della promozione aziendale. Già nel 2003, l’Associazione ArteContinua inaugurò il progetto artexvino=acqua: una raccolta di fondi che tramite la vendita di bottiglie con etichette d’artista (con la partecipazione senza fini di lucro di curatori, artisti, produttori, stampatori e di tante altre figure professionali) finanziava la costruzione di impianti idrici nei territori del Sud del mondo, con l’intento di accostarsi ai grandi temi proposti dall’ONU nell’ambito della difesa delle risorse del pianeta e per indagare modalità collaborative di azione peculiari all’intervento artistico. Come nella precedente esperienza di Arte all’Arte, che nei territori toscani stava sperimentando un processo sinergico di cooperazione tra artisti e popolazione locale, l’arte diventava (seppure con una modalità meno complessa, più adatta al fund raising scopo del progetto) uno strumento per attuare azioni concrete di intervento tramite l’operato collettivo.
In quest’ambito l’Abruzzo ha recentemente espresso almeno due esempi di grande interesse: l’intervento dell’imprenditore del vino Marcello Zaccagnini al primo incontro-dibattito Producers vs Artists, organizzato da RAM Radio Arte Mobile a Roma in gennaio e la partecipazione della cantina Santoleri al convegno Architettura come simbolo della promozione vinicola, presso il Padiglione Italia alla XIII Biennale di Architettura di Venezia con il progetto Alfredo Pirri a Casa Santoleri.
Entrambi gli episodi hanno caratteristiche che meritano particolare attenzione per il loro carattere di incisività rispetto al dibattito contemporaneo e per le possibili ricadute sui luoghi di reciproco riferimento: si tratta infatti di ripensare il ruolo di una azienda e delle sue attività sul territorio e di legare la tipologia di interventi di cui sopra ad una idea sinergica in cui l’operare creativo diventi elemento di innovazione all’interno della catena di produzione e sia contemporaneamente uno strumento di potenziamento della connessione tra impresa e territorio. Nel primo caso, l’evento promosso da Zerynthia intende tracciare una linea di collaborazione tra artisti e imprenditori tramite l’individuazione di un modello in cui la sponsorizzazione culturale si “inverta” e venga realizzata da parte di artisti che partecipano, inserendovisi, al processo produttivo: il rapporto tra impresa e arte risulterebbe dunque da una comunione di intenti finalizzata all’ottenimento di un reciproco beneficio in cui, mantenuti gli ambiti di rispettiva pertinenza, la cooperazione diventi la chiave di un intervento mirato ad aggiungere valore al prodotto. Obiettivo del progetto, sotto il marchio DAC (Denominazione Artistica Condivisa) è dunque quello di trovare un sistema alternativo alla sponsorizzazione d’arte; Zaccagnini, coinvolto nel progetto e proveniente da una storia che ha visto l’arte del fare di Beuys esprimersi proprio a Bolognano e dichiararsi nella sua cantina con la Difesa della Natura del 1984, potrebbe diventare uno dei portavoce di un modo nuovo di farsi promotori di cultura sul territorio. Il secondo caso, invece, è già una realizzazione dell’idea sinergica di partecipazione che conviene ai nostri sistemi complessi e dovrebbe essere l’impronta di ogni intervento produttivo: riprendendo, nell’agosto 2011, le fila di una collaborazione precedente tra l’artista Pirri e il produttore di vino Santoleri, tragicamente scomparso nel 2007, l’azione curatoriale di riapertura e riuso della casa-cantina riattiva luoghi e legami e, piuttosto che immettere nuovi elementi nella realtà locale, costruisce una consapevolezza storica offrendo ai produttori e al paese una forza relazionale che si propone come struttura di sostegno e in evoluzione. La presenza ad un evento che indaga le modalità di incontro tra le due culture dell’architettura e del vino comprova l’interesse di una operazione che, rispetto a prassi di valorizzazione più consuete, volge la sua attenzione al processo e lo rende strutturale per la costruzione di una consapevolezza del saper fare legato ai luoghi.
In ultima analisi, è interessante notare come entrambe le aziende si trovino in Val Pescara e offrano spunti notevoli sui possibili indirizzi diri-valorizzazione su base culturale di un territorio che, ferito da un inquinamento visivo e chimico, non ha ancora risolto alcuni nodi complessi della sua rivalutazione. Accanto alle dovute ricadute promozionali, sarà dunque importante comprendere in che modo iniziative del genere possano inserirsi nel tessuto sociale e produttivo dei territori cui fanno riferimento, per creare un valore contemporaneo che sia quello di un’opera attiva dell’intelligenza sul territorio.